Contraffazione e pirateria: quanto ci costa il ‘made in Italì’?

  Admin   Apr 29, 2016   Blog, ecommerce, Made in Italy, News   0 Comment

di Francesco Bromo – (redazione iBlend Ag.)

OCSE ed EUIPO hanno pubblicato un rapporto che quantifica i danni di contraffazione e pirateria. La risposta della legge ‘salva olio’.

Contraffazione e pirateria delle merci costano cari all’Italia: dopo gli Stati Uniti, il nostro è il secondo paese al mondo per numero di marchi sequestrati in un anno.

Da noi il fenomeno costa oltre 17 miliardi di euro, 5 miliardi di euro di entrate erariali in meno che equivalgono a quasi mezzo punto percentuale del PIL, oltre che alla perdita di 100 mila posti di lavoro. I dati (aggiornati al 2013, ultimo periodo disponibile) sono contenuti in un report reso noto da EUIPO (l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) e dall’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e si basano su oltre mezzo milione di sequestri doganali.

Tra i settori più colpiti moda, giocattoli e manco a dirlo l’agroalimentare, con l’olio extravergine di oliva ai primi posti dato che si tratta di un mercato da 3 miliardi di euro, di cui la metà provenienti dall’export.

La legge ‘salva olio’

Dei metodi usati per contraffare l’olio ne avevamo già parlato qui, ed il tema della tutela dell’olio di qualità è tornato d’attualità negli ultimi tempi, sia grazie a Sol & Agrifood, la rassegna dell’agroalimentare di qualità, sia grazie alle modifiche alla cosiddetta legge “salva olio” in discussione a Montecitorio.

La legge, voluta fortemente dalla maggioranza delle associazioni agricole ed agroalimentari (Cno, Alleanza cooperative, Cia e Coldiretti) ed entrata in vigore appena tre anni fa, non è mai piaciuta all’Unione Europea che ne ha impugnato alcune parti ed ha minacciato di aprire una procedura di infrazione a carico dell’Italia se non dovesse provvedere alla modifica.

Si tratta in particolare della modifica dell’art. 1, secondo il quale: “L’indicazione dell’origine degli oli di oliva vergini […] deve figurare in modo facilmente visibile e chiaramente leggibile nel campo visivo anteriore del recipiente, in modo da essere distinguibile dalle altre indicazioni e dagli altri segni grafici”.

E proprio la possibilità di poter dichiarare in etichetta l’origine dell’olio e delle olive da cui è estratto, è ritenuta di fondamentale importanza per prevenire le frodi.

Il secondo articolo della legge “salva olio” che l’Unione Europea chiede di modificare è quello relativo al termine minimo di conservazione; l’art.7, comma 1 così recita: “Il termine minimo di conservazione entro il quale gli oli di oliva vergini conservano le loro proprietà specifiche in adeguate condizioni di trattamento non può essere superiore a diciotto mesi dalla data di imbottigliamento e va indicato con la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro» seguita dalla data”.

Tale vincolo è ritenuto troppo rigido date le moderne tecniche di produzione e conservazione dell’olio.

Secondo qualcuno più utile sarebbe, come già avviene per gli oli DOP, stabilire l’obbligatorietà dell’indicazione dell’anno della campagna di produzione.

La legge “salva olio” ha, tra le altre cose, contribuito all’aumento dei controlli antifrode che nel 2014 hanno fatto registrare 6 mila ispezioni sul comparto e sequestri per 10 milioni di euro.

Mentre la legge di modifica segue il suo iter parlamentare, il Partito Democratico, ha recentemente presentato una proposta di legge al governo proprio in materia di contrasto alla contraffazione e tutela del Made in Italy che prevede tra le altre cose l’istituzione di un Coordinatore nazionale per gli interventi contro la contraffazione e la pirateria.

“Questo ddl” – ha affermato Colomba Mongiello, vice presidente della Commissione parlamentare Anticontraffazione e promotrice della legge “Salva olio”– “vuole essere un approccio sistemico al contrasto della contraffazione, e il Coordinatore nazionale presso la Presidenza del Consiglio permetterà di avere un “approccio a 360 gradi”. È una proposta di legge per la nostra economia e per il Made in Italy che ci permetterà di esportare di più le nostre eccellenze”.

 

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